Come clinico di trentennale esperienza nell'ambito della medicina non convenzionale (MNC) verso patologie immunomediate: malattie autoimmuni ed oncologiche vorrei qui sottolineare l'importanza di un approccio integrato nella diagnosi e terapia di affezioni spesso considerate croniche poiché idiopatiche e scarsamente responsive alle terapie.
In realtà i notevoli progressi della ricerca scientifica hanno dimostrato come, affidandoci ad una visione omnicomprensiva del linguaggio immunologico, sia oggi possibile pervenire ad una più ampia interpretazione dei meccanismi etiopatogenetici correlati al problema dell'autoimmunità, specie se inseriti nel contesto della psico-neuro-endocrino-immunologia (PNEI).
Attualmente non è chi non veda come l'integrazione fra noxae patogene - virali, batteriche, micotiche - ed emozionali costituisca l'asse portante di questo nuovo paradigma.
Siamo oggi in grado di comprendere come, su un substrato genetico predisponente, l'azione di virosi anche pregresse (mononucleosi, cytomegalovirus, adenovirus) funga da promotore della disarmonia immunitaria nel dialogo "self-non self", al pari di situazioni di sofferenza esistenziale e di mal-essere sociale (sensazioni abbandoniche, sensi di colpa e inadeguatezza, pulsioni autodistruttive).
In tal senso assume dignità un approccio olistico che, operativamente tradotto, verte su precisi parametri operativi essenzialmente e prioritariamente finalizzati a:
1. Individuazione e rimozione delle cause primarie, sia biologiche che emozionali
2. Rimodulazione della risposta immunitaria alterata dalla noxa di base scatenante
3. Ripristino, nella misura ancora possibile, della funzionalità organo-sistemica lesa
Su queste basi sarò lieto di fornire un contributo personale a quanti ne facciano richiesta, ben inteso nel pieno rispetto dei canoni dettati dall'etica e deontologia professionale.